Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola, dava esecuzione ad un Decreto di sequestro preventivo nei confronti di 23 soggetti, indebitamente percettori di reddito di cittadinanza.
In particolare i Finanzieri della Compagnia di Casalnuovo, a seguito di mirate attività investigative, eseguite confrontando le informazioni pervenute dalla Casa Circondariale di Secondigliano con le risultanze delle banche dati Inps, riscontravano che 23 soggetti, tra detenuti e componenti del proprio nucleo familiare in stato detentivo, beneficiavano del contributo, omettendo di dichiarare tale condizione cautelare.
I Finanzieri ricostruivano così l’indebita percezione del beneficio per oltre 207.000 euro. Le somme venivano sottoposte a sequestro, finalizzato alla confisca. L’azione della Guardia di Finanza, nell’ambito delle attribuzioni conferite al Corpo in materia di tutela della spesa pubblica nazionale è, come noto, finalizzata a garantire il corretto impiego delle risorse e l’accesso ad agevolazioni e sussidi a favore di coloro, che ne siano gli effettivi aventi diritto.
Il tutto si comunica nel rispetto dei diritti degli indagati, da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile. Intanto venerdì 28 luglio erano quasi 37.000 gli sms arrivati a famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza in Campania per la sospensione del sussidio, a partire dal I agosto 2023, secondo quanto si apprendeva dall’Inps.
Reddito che non veniva sospeso a quelle famiglie, nel cui nucleo vi sono minori, disabili o over 65. L’Ente previdenziale, infatti, spiegava, che in provincia di Napoli gli sms sono stati oltre 21.500. La provincia di Napoli è quella con il maggior numero di sospensioni. “Nessuno sarà lasciato solo” – era il messaggio dell’Inps che, con il Direttore dell’area metropolitana di Napoli, per utenza il secondo d’Italia, Roberto Bafundi, rassicurava i 169mila beneficiari del reddito di cittadinanza, privati da agosto del sussidio.
“Non abbandoniamo nessuno – spiegava all’ANSA – circa la metà di queste persone sono in una situazione di disagio sociale (ad esempio tossicodipendenza o disagio abitativo, ndr) e potranno rivolgersi ai Servizi sociali e, se inseriti in un progetto multidimensionale di recupero, potranno avere ancora il sussidio. Gli altri dovranno andare ai centri per l’impiego e firmare il Patto di Servizio personalizzato per essere avviati al lavoro”.
Coloro che sono giudicati occupabili “dovranno attivarsi presso tre agenzie per il lavoro. Se non si trova un’occupazione, partirà un percorso formativo ed avranno diritto al sostegno alla formazione lavoro, che vale 350 euro al mese per 12 mesi. Questo sostegno è personale e non legato al nucleo familiare. Quindi possono ottenerlo, se si partecipa a corsi di formazione accreditati, anche più persone nella stessa famiglia”.
Tra agosto e dicembre arriveranno altre 80mila comunicazioni circa ad altrettanti beneficiari per la sospensione del reddito, che terminano il periodo di sette mesi di percezione della misura. Circa la metà dovrebbero essere avviati ai Servizi sociali per il patto di inclusione.
Il reddito sarà sostituito, dal I gennaio 2024, dall’Assegno di Inclusione (AdI). Per coloro che non risulteranno presi in carico dai Servizi sociali, dal I settembre 2023 è possibile accedere alla nuova misura del Supporto per la Formazione e per il Lavoro (Sfl). Costoro percepiranno 350 euro al mese per 12 mesi, se prenderanno parte a corsi di formazione svolti anche on line.