E la dose o, più precisamente, la soglia limite del PM10, nella nostra città raggiunse, agli inizi dello scorso mese di luglio, già il 35° giorno di sforamento. La pericolosità di una sostanza inquinante dipende dalla sua natura chimica e dalla sua persistenza.
Il Pm 10 desta, tra gli inquinanti primari (ossia che vengono immessi direttamente nell’ambiente dal processo che li ha generati, tipo gli scarichi delle automobili, ma anche da combustioni di varia natura) grande preoccupazione, sia per la persistenza (il tempo in cui riesce a restare sospeso nell’aerosol) ma, aggiungerei, ancor più per le sue dimensioni, che lo rendono in grado di permeare attraverso gli alveoli polmonari.
In una situazione, nella quale è doveroso correre ai ripari, al di là del monitoraggio delle colonnine Arpac, che ci restituiscono la natura dell’inquinante (e non di tutti…) e la sua presenza in termini quantitativi, andrebbe forse mosso un ulteriore passo: identificarne con certezza le fonti, in modo da agire su più fonti.
È una città, Acerra, con un “Castello alle spalle” la cui inespugnabilità delle mura ci identifica da secoli come un popolo che resiste ma che, ancor di più, dovrebbe “insistere” sulla questione ambiente. Quando s’intavola il discorso ambiente, si percepisce in città una certa rassegnazione, che sortisce l’immediato effetto di trascurare il problema.
Ma se da una parte la rassegnazione conduce ad una serenità (apparente e non veritiera), dall’altra ci rende vittima di quel truismo, di quelle “tecniche di vendita” che, attraverso lo sfoggio di dati oggettivi, verità assolute quanto generiche (ed inconfutabili), ci rendono oggetto dello step psicologico successivo: la teoria del campo affermativo, che ci induce a dire sì. Si, in effetti la situazione è questa, si, non si può cambiare direzione. La salute non può essere in vendita, né non può essere “merce di scambio”.
I limiti di sforamento di qualunque sostanza inquinante vengono stabiliti da una normativa che, sebbene tenga conto del limite massimo dannoso per gli esseri viventi, dall’altro deve conciliare aspetti economici, gestionali ed organizzativi.
Cosa significa, tradotto in parole semplici? Un esempio lampante è quello dei limiti di aflatossine (muffe cancerogene) consentiti in Europa e oltre continente: mentre i limiti imposti in Europa per la commercializzazione della frutta secca sono più stringenti, il limite consentito per altre nazioni oltre continente è molto più alto. Perché?
Perché alcuni continenti, per conformazione fisica del territorio e caratteristiche climatiche, non riusciranno mai a produrre frutta con limite di aflatossina più basso e, pertanto, piuttosto che non commercializzare il prodotto, si è aggirato l’ostacolo, alzando il limite consentito. Acerra, come detto in precedenza, è un popolo, che deve insistere e, volendola dire alla Blander, questa è una situazione, in cui bisognerebbe puntare più sul fatto di creare nuovi comportamenti, di raggiungere obiettivi e risultati, piuttosto che sul riparare le conseguenze di un problema.
Questa è una distinzione importantissima e va capita bene, sia dagli “addetti ai lavori”, che dai “laici” mossi da emotività, perché se da una parte le emozioni che muovono chi vive ed ama questo territorio, possono essere ritenute sterili ed inutili, dall’altra sono le uniche, in grado di scuotere le coscienze e condurci fuori da una situazione di abitudine e pericolosa.
Maria Calabria