Ecco cosa scriveva la stampa quotidiana dopo la conferma, in data 19.07.2023, da parte dell’VIII sezione della Corte d’Appello del Tribunale di Napoli, della confisca del patrimonio dei fratelli Pellini.
“Con la sentenza di rigetto dell’istanza presentata dagli avvocati Francesco Picca, Stefano Preziosi e Paola Tafuro, sentenza emanata dalla Corte d’Appello, il Tribunale di Napoli ha messo la parola fine a tutte le decisioni di sua competenza circa il destino del patrimonio di 222 milioni di euro confiscato ai fratelli Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini, i tre imprenditori acerrani dello smaltimento dei rifiuti, condannati in via definitiva sei anni fa per disastro ambientale aggravato nel territorio della provincia di Napoli.
L’ottava sezione penale dell’Appello (Presidente relatore Rosa Maria Caturano, Consiglieri Carlo Califano e Roberto Gaudio) ha dichiarato il “non luogo a provvedere” sull’istanza, con cui gli avvocati dei Pellini hanno chiesto il sostanziale annullamento della confisca del tesoro per decorrenza dei termini…”.
Poi l’articolo aggiunge:
“Non possiamo prendere una decisione, che la Corte stessa ha già preso di recente, decidendo per la conferma della confisca dei beni» – la spiegazione sulla decisione di oggi fornita dai giudici. Nel frattempo i legali dei fratelli Pellini commentano in modo molto duro questa vicenda.
«Prendiamo atto – scrivono gli avvocati – com’ è giusto che sia, del provvedimento depositato dalla Corte di Appello di Napoli, sulla vicenda dei fratelli Pellini, evidenziando che la Corte ha, nei fatti, deciso di non decidere». Picca e Tafuro hanno preannunciato, che non molleranno affatto.
«Riproporremo la questione della perdita di efficacia della confisca a carico dei Pellini davanti alla Corte di Cassazione» – confermano i due legali, che poi dedicano la gran parte del loro commento ad un attacco ad una parte della politica e della stampa.
«Con l’occasione – sottolineano Tafuro e Picca – non possiamo che denunciare la “mostrificazione” dei fratelli Pellini e dei loro familiari portata avanti in queste settimane da alcuni politici e da alcuni organi di stampa, senza che fosse operata alcuna menzione della questione giuridica posta all’attenzione dell’autorità giudiziaria.
Era stata infatti sollevata una questione strettamente processuale, che nulla aveva a che fare con la vicenda giudiziaria, per la quale i Pellini sono stati già giudicati ed hanno già espiato per intero la pena.
La questione – specificano i difensori dei condannati per disastro ambientale aggravato – attiene ad un principio di garanzia e di civiltà giuridica, ovvero che un provvedimento provvisorio di confisca non possa durare in eterno, ma richiede che si pervenga ad un giudizio conclusivo nei tempi fissati dalla legge e non oltre.
Questa la questione che, però, è divenuta, per alcune parti politiche e per alcuni giornali l’occasione per la rappresentazione dei mostri o dei simboli del male assoluto (i fratelli Pellini), da offrire in pasto all’opinione pubblica. Operazione, quest’ultima, certamente contraria alle garanzie minime di uno Stato di diritto. Ma sappiamo bene che oggi, più che del merito delle questioni, viene strumentalmente enfatizzato il simbolismo delle stesse».
Di tutt’altro avviso, invece, era l’ambientalista Alessandro Cannavacciuolo, il primo a segnalare all’opinione pubblica «il rischio della restituzione ai Pellini per decorrenza dei termini dell’ingente patrimonio confiscato». «Forse c’è chi fa finta di non vedere, che noi abbiamo denunciato questo rischio – sottolinea Cannavacciuolo – sollevando proprio la questione prettamente giuridica.
L’opinione pubblica, a quel punto, è stata sempre correttamente informata su tutti i passaggi della vicenda in sede giudiziaria.
Ma la cosa che ci mortifica molto, è che i legali dei Pellini sostengano, che i loro assistiti sarebbero stati fatti passare per dei mostri, quando qualcuno ci deve spiegare, come debbano essere considerati dei cittadini condannati per disastro ambientale aggravato nei nostri territori martoriati.
Infine rivolgo un appello ai legali dei fratelli Pellini: collaborate tutti con la giustizia, affinché possa emergere nella sua interezza la verità, individuando gli altri responsabili ed i complici del disastro, magari partendo dall’individuazione esatta dei siti contaminati».
Anche il deputato dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, replica a distanza agli attacchi dei due avvocati. «In uno Stato di diritto non ci sarebbero voluti tanti anni, per arrivare a sentenze e sequestri di soggetti condannati in via definitiva per disastro ambientale aggravato”.
A questo punto l’ultima parola spetterà ai Magistrati della Corte di Cassazione. mentre occorrerà leggere le motivazioni della sentenza.