Agli articoli pubblicati da un quotidiano in data 9.04.2023; 17.04.2023 e 25.04.2023, relativi alla vicenda della presunta irregolarità commessa da un giovane agente del locale Comando della Polizia Municipale, che avrebbe “modificato” un verbale di contravvenzione su richiesta di un soggetto terzo, favorendo il destinatario del provvedimento amministrativo, arrecando così un danno erariale alle casse comunali e di cui abbiamo riferito sugli scorsi numeri, il caso trovava seguito sullo stesso quotidiano, datato 12.05.2023. Ovviamente già avevamo riferito che era al via, com’era nell’aria da giorni, il procedimento disciplinare in capo all’agente della Polizia Locale che ‘avrebbe’ manomesso, su commissione di un politico acerrano, una contravvenzione, cambiando l’articolo contestato da ‘mancata revisione periodica’ a semplice divieto di sosta.
A formare la Commissione (come da Determina dirigenziale n.516 del 24.04.2023) sono stati indicati il Comandante della Polizia Locale Felice D’Andrea, il suo collega Giuseppe Gargano (in qualità di presidente) e l’Ing.Giovanni Soria, Dirigente alle Risorse Umane.
Ecco di seguito il testo. “Sulla vicenda del Vigile Urbano finito sotto inchiesta, per aver ‘taroccato’ un verbale, il sindaco Tito d’Errico ‘interrogato’ dai consiglieri di minoranza, che chiedevano di sapere, se vi fossero, all’epoca dei fatti, amministratori in carica parenti o affini fino al quarto grado, fa spallucce.
Invece di dire la verità – esordiva l’articolo – in virtù del suo giuramento a rispettare e a far rispettare le leggi, risponde:
“Per quanto emerge dagli atti del Comando di Polizia Municipale, non si è in grado di riferire, se tra gli amministratori in carica oggi o all’epoca dei fatti contestati ci siano parenti o affini al quarto grado”. La verità è altra, ben nota sia al primo cittadino che al Comandante dei caschi bianchi.
Se interrogato nello specifico, avrebbe certamente riferito, che l’agente indagato (per il quale comunque vige la presunzione d’innocenza, fino a sentenza definitiva passata in giudicato) è il figlio della sorella di un assessore in carica.
La verità non piace proprio a nessuno. La cultura della legalità non è uno slogan, non è un proclamo, ma è una cultura. I valori della legalità e della giustizia ci sono o non ci sono. Scontato che la risposta del sindaco d’Errico – proseguiva l’articolo – che cerca le porte girevoli, per togliersi dagli impicci, è destinata ad essere trasmessa alla Procura nolana, ma essa deve necessariamente diventare patrimonio popolare. Tutti dovranno sapere, che il sindaco non sa, se il Vigile che ha taroccato la multa (pagandola poi con la sua carta di credito, almeno così pare) è un parente diretto di un amministratore comunale, legato da vincolo di ‘comparaggio’ anche con qualche vecchio amministratore di rilievo.
Dispiace che a pagare il conto abbastanza salato, debba essere un ‘innocente’, usato per un favore. E’ ora che la Procura di Nola, la DDA ed il Prefetto facciano sentire il loro peso in una città, dove la gente comune è senza speranza”.
In precedenza l’organo di stampa aveva scritto che, “circa l’agente della cam-room, la stanza di osservazione che, per cercare di salvare l’insalvabile, sembra (il condizionale è sempre d’obbligo, visto il riserbo investigativo) essersi difeso, rimandando al mittente ogni accusa, velatamente scaricando sui suoi colleghi d’ufficio. Infatti uno dei suoi colleghi (ve ne sono appena quattro in quella stanza), approfittando di una sua assenza temporanea, avrebbe manomesso la schermata.
La riprova, almeno per quanto è trapelato – aggiungeva l’articolo – sarebbe stato il ‘rinvenimento’ del pagamento della sanzione avvenuto con una carta elettronica riconducibile allo stesso agente, così come avrebbero accertato (il condizionale è d’obbligo), gli investigatori del Commissariato di Polizia di Acerra, nel corso delle indagini durate diversi mesi.
Il problema grosso è riuscire a dare un volto ed un nome al ‘mandante’. Di certo (e non c’è possibilità di sbagliare), questo modo di agire sarebbe molto diffuso. Per fare il tarocco, c’è comunque bisogno di un ‘soggetto’ abilitato, munito di una speciale autorizzazione elettronica (di cui comunque resta traccia nel sistema) capace di modificare i dati del verbale.
Per riuscire a verificare la verità, non è difficile, anzi è abbastanza facile e semplice, soprattutto per un tecnico informatico. Il destino del poliziotto municipale, che rischiava l’interdizione dai pubblici uffici, dipendeva dunque dalle decisioni assunte dai componenti della commissione disciplinare.