Il Centro ‘Arcobaleno’ compie 30 anni. Una realtà importante per i diversamente abili

Si svolgeva lo scorso 17 marzo nella Biblioteca diocesana in occasione del trentesimo anno di attività del “Centro Arcobaleno”, un convegno dal titolo: “30 anni di «emozioni» e di «condivisioni”, per festeggiare il 30° compleanno della Cooperativa sociale sita a via Volturno, da sempre una “famiglia” per i più fragili della nostra città.

A ripercorrere la storia di quest’«opera segno» della Caritas, la cui nascita risale al 1993 grazie all’impegno di alcuni volontari in attività ludico-ricreative rivolte ai diversamente abili, erano il Sindaco Tito d’Errico, monsignor Giancarlo Petrella, l’ex senatore Francesco Urraro, la Prof.ssa Alessandra Romano ed il Vescovo Antonio Di Donna. Moderatore dell’evento era il giornalista Antonio Pintauro.

Ad aprire il convegno era don Giancarlo, il quale diceva: “Oggi torno indietro negli anni, a quando presso la Sant’Alfonso giungevano gli attuali ospiti della cooperativa, perché era una delle poche parrocchie prive di barriere architettoniche. Lì sono nate esperienze umane e lavorative, con l’avvio di laboratori artigianali propedeutici all’inserimento nel mondo del lavoro.

Momenti importanti, che hanno fatto sentire meno sole le famiglie, che spesso si chiudevano in se stesse. Ora quei ragazzi sono cresciuti e sono stati seguiti dalla cooperativa Arcobaleno, che ha dato vita a numerose iniziative, che hanno coinvolto i ragazzi nel corso di questi anni (in proposito veniva trasmesso un filmato relativo a tali iniziative ndr). Interagendo anche con la Caritas diocesana ed altri Enti, ha aperto orizzonti nuovi e positivi ai diversamente abili. Un applauso dunque va a chi conduce da 30 anni questa struttura, ossia ai coniugi Raffaele Turco e Giovanna Lufino”.

Dal canto suo il primo cittadino diceva: “Porto il saluto mio e dell’intera all’Amministrazione. Il tema è quello della disabilità ed io stesso, come Assessore alle Politiche Sociali, constatai il clima di familiarità che si venne a creare e che tutt’ora c’è nella cooperativa, che resta un punto di riferimento importante per la nostra comunità.

Parliamo di giovani, che vanno visti in un’ottica complessiva e non solo come diversamente abili. Come Comune – aggiungeva il Sindaco – abbiamo affidato al centro Arcobaleno sette ragazzi, che vanno seguiti costantemente e peculiarmente, come fa il centro diurno della Caritas”.

Più tecnico l’intervento di Urraro il quale sottolineava, che “è importante il progetto di vita inclusivo ed educativo, che la Diocesi e la cooperativa portano avanti. Infatti ogni disabile rappresenta una costituzione amplificata e se c’è un Ministero alla Disabilità, è forse perché nel corso degli anni il tema non è stato affrontato a dovere.

Tematica che coinvolge quella della mobilità, dell’ambiente, della salute, della sicurezza. Centrali sono le parole di Papa Francesco – aggiungeva l’ex senatore – quando parla di lotta allo scarto umano, che è ancora presente con discriminazioni più o meno velate. E sarebbe utile che il centro Arcobaleno, con i suoi 30 anni di esperienza, desse degli spunti importanti al legislatore. Che oggi, stando ai dati Istat, in Italia legifera per 3 milioni e 150 mila diversamente abili, di cui occorre difendere i diritti”.

Nel concludere i lavori, il Vescovo diceva: “Mi unisco a tutto quello che è stato detto e ringrazio la cooperativa Arcobaleno, che opera in una struttura di proprietà della Diocesi e che nel 1995 fu interamente ristrutturata.

Gli operatori sono encomiabili nella loro attività, che non è un volontariato del tutto gratuito, perché c’è un lavoro alla base. Ma una società sana, è quella che tutela i più fragili ed i bambini. Sono realtà, che alleviano il peso portato dalle famiglie. Attualmente gli ospiti sono una ventina, ma potrebbero anche aumentare. Sostenere, accompagnare ed integrare sono i tre verbi guida da predicare”.

E poi la classica ‘randellata garbata’ all’Amministrazione locale. “Il Comune di certo fa la sua parte. Ma deve fare di più. Mai tagliare in Bilancio i fondi destinati alle criticità sociali”.

 

J.F.

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