Rinvenuta una discarica di materiale edile misto ad amianto in zona industriale

Era il personale della Guardia di Finanza – Sezione aerea ad intervenire, alla fine del mese scorso, nella locale Area a Sviluppo Industriale (ASI), per porre sotto sequestro una discarica abusiva di alcune migliaia di metri quadrati di amianto, misto a materiale edile da risulta, accanto ad un campo di loti. L’area, sita accanto ad un filare di pioppi e ad un campo pieno di alberi di loto, trasformata in un grande sversatoio a cielo aperto e gestita dalla società Italambiente, era stata sorvolata nei giorni precedenti dalle Fiamme Gialle.

Dalle prime analisi effettuate dall’Arpac, la discarica conterebbe amianto misto al materiale inerte. Dopo aver apposto i sigilli all’area in questione ed aver prodotto il relativo rilievo fotografico, le Forze dell’Ordine redigevano l’informativa di reato all’Autorità Giudiziaria, che ordinava alla società di mettere immediatamente in sicurezza tutta la discarica, coprendola con dei grandi teloni di plastica. I Finanzieri si recavano anche nella sede della società, con l’obiettivo di capire la quantità effettiva di amianto presente nello sversatoio e, soprattutto, chi lo abbia trasportato e scaricato lì.

“Quest’estate la Italambiente – spiegavano gli ambientalisti – si è offerta di ripristinare la strada di accesso che conduce alle sorgenti del Riullo, una località meta di tante persone su impulso del Comune. Il ripristino, però, è stato effettuato, utilizzando proprio materiali inerti di recupero. Per cui a questo punto – aggiungevano gli ecologisti – chiediamo alle autorità competenti di effettuare controlli urgenti in tutti i punti del territorio, in cui la società avrebbe scaricato i suoi detriti di recupero”.

La società, che ha una superficie di oltre 22 mila metri quadrati, si occupa di riciclaggio di materiali inerti provenienti dall’edilizia e trasformazione in prodotti per l’edilizia in forma grezza o in blocchi finiti. L’impresa, inoltre, ottenne l’Autorizzazione Integrata Ambientale, come da Decreto dirigenziale n.527 e trasmesso al Comune dalla Regione Campania in data 13.05.2010. Autorizzazione relativa all’esercizio dell’impianto mobile di recupero dei rifiuti solidi inerti. Ma tratta e smaltisce anche scarti di lavorazione industriale, rifiuti da bonifica e fanghi. Negli anni è diventata proprietaria di alcuni lotti di terreno ed attraverso vari Decreti dirigenziali, che vanno dal 2008 al 2012, è stata autorizzata dalla Direzione del Settore Tutela Ambientale della Regione Campania all’esercizio dell’impianto di messa in riserva e recupero di rifiuti non pericolosi.

Mentre gli inquirenti provvedevano a sequestrare la discarica, gli ambientalisti “ispezionavano”, producendo anche un filmato divulgato via internet, la vasca del forno dell’inceneritore gestito dalla società lombarda “A2A”, che veniva accusata di far bruciare nel forno dell’impianto scarti industriali ed altri materiali non conformi all’incenerimento dei rifiuti. Ma il direttore del termovalorizzatore replicava che i materiali provengono dagli Stir, cioè dagli impianti di stoccaggio, trattamento e selezione dei rifiuti.

Inoltre gli ecologisti sostenevano anche di aver scattato una serie di fotografie, che mostravano alcune ecoballe all’interno della vasca di raccolta del termodistruttore. Ecoballe che, almeno per il momento, non dovrebbero essere bruciate ad Acerra, stando ad una disposizione della Regione Campania, comprese quelle di Eboli. Ma in merito alle proteste ed al materiale prodotto dagli ambientalisti, la “A2A” divulgava una nota stampa, in cui si legge:

“Per chiarire il quadro delle informazioni destinate ai lettori, lunedì 15 dicembre A2A ha organizzato presso il termovalorizzatore un incontro dedicato alle associazioni ambientaliste, dei consumatori e ai movimenti locali, per far visitare l’impianto ed illustrarne i dati di funzionamento. Durante l’incontro sono state fotografate alcune balle all’interno della fossa di stoccaggio dei rifiuti.

Com’è stato spiegato, a quanti erano presenti durante la visita – si legge ancora nel comunicato – il materiale fotografato è il risultato del lavoro degli impianti Stir della Regione Campania, che durante la notte e i giorni festivi provvedono ad impacchettare la frazione secca tritovagliata dei rifiuti, in attesa di poterla caricare sui camion, che la trasporteranno in impianto. Non si tratta, dunque, di ecoballe provenienti dai siti di stoccaggio presenti sul territorio campano. Certi di aver contribuito alla completezza delle informazioni destinate ai lettori, porgiamo cordiali saluti”.

 

 

 

 

You May Also Like

About the Author: Redazione

eXTReMe Tracker